Ligorio Claudio

Mi chiamo Claudio e sono nato e vivo a Francavilla Fontana.

Mi sono avvicinato al mondo della fotografia quando ero ragazzo, spinto da una curiosità che mi portava a prendere di nascosto la fotocamera che mio padre custodiva gelosamente, una ZENIT E – reflex analogica 35mm SLR M42. Con quella macchina fotografica, ho esplorato il mondo della fotografia per qualche anno, imparando a osservare e catturare la realtà attraverso l’obiettivo. Tuttavia, come spesso accade, nuovi interessi mi hanno distratto, e con il passare del tempo la fotografia è rimasta in disparte, relegata a qualche scatto con una compatta per immortalare momenti significativi della vita.

Dopo tanti anni, però, ho sentito il bisogno di riprendere in mano una reflex. Ho acquistato la mia prima entry-level circa dieci anni fa, spinto dal desiderio di comprendere a fondo il funzionamento della macchina fotografica e di riscoprire quella passione sopita.

È stato allora che mi sono avvicinato all’Associazione Occhio Fotografico, con l’intento iniziale di seguire solo un corso base per apprendere le nozioni fondamentali. Ma ben presto mi sono reso conto che allontanandomi dall’associazione avrei perso un’opportunità unica: quella di approfondire costantemente la tecnica fotografica, partecipare a corsi più avanzati e coinvolgenti, e prendere parte a uscite fotografiche ed eventi che rappresentavano una vera palestra per la mia formazione e crescita culturale nel mondo della fotografia.

Così, ho continuato a frequentare l’associazione in modo assiduo. Con il tempo, ho avuto l’opportunità di entrare a far parte del direttivo, ricoprendo il ruolo di segretario e, successivamente, occupandomi della realizzazione dei corsi base. Essere parte di Occhio Fotografico non è solo una questione di apprendimento tecnico, ma anche di condivisione e di crescita collettiva. L’associazione mi ha offerto un ambiente stimolante, dove ogni confronto diventa un arricchimento e ogni incontro si trasforma in un’occasione per imparare e migliorare.

Il genere che più mi affascina è la fotografia di paesaggio ambientato. Trovo che il paesaggio, con i suoi orizzonti e le sue geometrie naturali, offra una tela infinita per raccontare storie e sensazioni. Mi piace catturare l’immensità della natura, spesso integrando la figura umana per aggiungere una dimensione di narrazione e profondità. Tuttavia, non mi tiro indietro davanti alla possibilità di esplorare altri generi fotografici; ogni sfida è un’opportunità di crescita.

La foto esposta, dal titolo “Il Ciclo della Pazienza”

rappresenta appieno ciò che amo fotografare: i paesaggi, preferibilmente con la presenza dell’elemento umano. In questo scatto, ho cercato di catturare il dialogo tra l’uomo e la natura, un’interazione silenziosa ma intensa che rivela la complessità del loro rapporto.

Il titolo “Il Ciclo della Pazienza” richiama l’idea che la natura e l’uomo sono legati da un equilibrio fatto di attesa, crescita e trasformazione. Ogni elemento del paesaggio riflette la pazienza della natura nel suo incessante ciclo di vita e morte, di crescita e declino, mentre la figura umana che si inserisce nello scenario sembra trovare un momento di contemplazione e riflessione.

Questo scatto invita lo spettatore a soffermarsi, a osservare con calma, a sentire il respiro del paesaggio e a riflettere sul ruolo dell’uomo al suo interno. Il paesaggio diventa così una metafora del viaggio umano: un percorso fatto di attese, silenzi e azioni, dove ogni passo può rivelare nuove prospettive e significati. Il mio desiderio è che chi osserva la mia foto possa percepire non solo la bellezza visiva del luogo, ma anche l’emozione e il significato più profondo che essa porta con sé.





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